Approdata da qualche settimana su Prime Video, “Monterossi – La serie” è appunto una miniserie originale Prime Video, composta da sei episodi, a loro volta divisi in due racconti da tre episodi ciascuno, “Questa non è una canzone d’amore” e “Di rabbia e di vento”, e diretta da Roan Johnson.
La serie è ispirata a due omonimi romanzi scritti da Alessandro Robecchi: il protagonista è Carlo Monterossi (Fabrizio Bentivoglio), un autore televisivo in crisi personale e professionale, insoddisfatto dei programmi cui lavora, single e piuttosto solitario, che si ritrova suo malgrado coinvolto in alcuni omicidi.

Nel primo racconto, qualcuno vuole uccidere il buon Monterossi: chi, e soprattutto, perché? Con l’aiuto dei suoi collaboratori Nadia e Oscar, e col benestare del sovrintendente Ghezzi, Monterossi condurrà una sorta di indagine parallela, ovviamente cacciandosi nei guai, fino a scoprire una trama molto più fitta di quello che pensava.
Nel secondo, invece, Carlo rimane coinvolto nell’omicidio di una escort: anche stavolta aiuterà la polizia a scoprire cosa si cela dietro il brutale assassinio.

Nonostante l’interpretazione eccezionale di Bentivoglio, perfetto nel ruolo dell’uomo di mezza età disincantato e in crisi, ma testardo e risoluto quando serve (in sostanza regge tutta la serie da solo), ho trovato in generale la sceneggiatura degli episodi troppo confusionaria e veloce, tanto da non dare allo spettatore il tempo di assimilare tutte le informazioni, i nomi e le varie scoperte fatte durante le indagini.
Insomma, Bentivoglio da solo non è bastato a “comprarmi”.

Inoltre spesso i personaggi mormorano, rendendo difficile capire cosa si dicono.
Anche la fotografia, molto cupa e con forti contrasti, non mi ha convinta.
Un plauso invece alle musiche, forse l’aspetto che mi ha convinta di più.