
Luci bianche al neon, pioggia battente, un omicidio involontario e uno volontario.
È così che incontriamo Cassian Andor (Diego Luna), protagonista della serie Star Wars: Andor disponibile su Disney+.
Una fotografia mozzafiato dai toni impressionisti ci cala appieno nel pianeta Morlana Uno. Mentre è alla ricerca della sorella scomparsa, Cassian attira l’attenzione di due agenti della corporazione Pre-Mor, assoggettata al despotico Impero, che decidono di sfruttare il distintivo e le armi per estorcergli dei soldi. Cassian non si lascia intimorire; li disarma, ma nell’atto uccide per sbaglio uno degli agenti.
L’altro, fissando la canna del blaster che ha ucciso il suo collega, lo prega in ginocchio.
Costituiamoci insieme. Noi abbiamo esagerato un po’ troppo e tu lo hai frainteso.
In questa situazione da incubo, ci aspettiamo che Cassian si comporti come un perfetto eroe del calibro di Luke Skywalker, Obi-Wan Kenobi, della Principessa Leila, che riconosca il proprio errore (per quanto involontario) e si costituisca.
Ma a Luke Skywalker tutto questo non sarebbe mai capitato.
A poco meno di dieci minuti dall’inizio del primo episodio capiamo di trovarci di fronte a un prodotto totalmente diverso da ciò a cui siamo abituati: Cassian è un disilluso, non ha fiducia nella “giustizia” dell’Impero, o non vuole assumersi il peso delle proprie azioni, forse va nel panico, forse pensa che tutto sommato quell’agente se lo meritasse; fatto sta che spara e uccide volontariamente l’agente rimasto.
In qualche angolo di questa galassia lontana lontana esiste la magia, la speranza, la mitologia mistica ideata da George Lucas; ma qui, dov’è Cassian, c’è solo freddo e violenza, scelte sbagliate e ripercussioni feroci.
Dopo aver ucciso due agenti al servizio dell’Impero, l’archetipo dell’eroe sarebbe fuggito il più lontano possibile per non mettere in pericolo nessun altro; Cassian, invece, decide di tornare a nascondersi sul pianeta dove risiede, Ferrix, mettendo a rischio le vite di tutti quelli che conosce: sua madre Maarva (Fiona Shaw), il suo amico Brasso (Joplin Sibtain) e la sua più cara amica Bix Caleen (Adria Arjona).
Presto gli agenti della Pre-Mor scoprono il suo nascondiglio e mettono a soqquadro la città. Cassian si preoccupa solo di scappare, lasciandosi tutti alle spalle. Mentre cerca un passaggio per abbandonare il pianeta, viene avvicinato da un leader dei Ribelli sotto copertura, Luthen Rael (Stellan Skarsgård), che vede in lui un uomo già ricercato dall’Impero con un disperato bisogno di una via d’uscita: un mercenario azzeccato per la causa ribelle, e prova a reclutarlo per una missione speciale.
Non preferisci dare tutto in una sola volta, per qualcosa di reale?
Ma inizialmente Cassian rifiuta: che senso ha combattere contro una potenza tanto grande? Solo quando Luthen gli promette una sostanziosa ricompensa, esattamente quello che gli serve per allontanarsi il più possibile dai caccia stellari dell’Impero, Cassian si lascia convincere.

Sbarcato sul pianeta boscoso Aldhani, Cassian fa la conoscenza dei compagni con cui dovrà eseguire un furto ai danni dell’Impero. Non è il benvenuto all’interno del gruppo già affiatato, e quando salta fuori che Cassian lo sta facendo solo per soldi e che non crede davvero nella causa dei Ribelli, la sfiducia sui volti dei membri della banda è evidente. Il colpo riesce, e sottraggono 80 milioni di crediti alle forze dell’Imperatore Palpatine. Un membro della banda, Arvel Skeen (Ebon Moss-Bachrach), cerca allora di convincere Cassian a tradire i compagni e spartirsi il bottino.
Sei come me. Siamo nati in una topaia e siamo solo capaci di calpestare qualcuno per uscirne.
L’eroe perfetto avrebbe rivelato le cattive intenzioni di Skeen ai compagni, o magari lo avrebbe addirittura convinto a comportarsi con lealtà. Ma non Cassian Andor: lui è un eroe imperfetto, quello che dobbiamo seguire anche se non ci piacciono le scelte che fa, e l’eroe imperfetto non salva il traditore; l’eroe imperfetto pensa “se non sparo prima io, mi sparerà lui” e così Cassian spara e uccide Skeen.
Risulta inutile il tentativo di spiegare agli altri quello che è successo, di convincerli del tentato tradimento di Skeen, perché Cassian non ispira fiducia a nessuno.
Ed è a questo punto della serie che non possiamo fare a meno di domandarci: perché dovremmo continuare a seguire la storia di un eroe che non vuole essere un eroe? Di un eroe in cui non crede nessuno e che non crede in nulla?
Ma proprio a metà della serie si verifica un cambiamento radicale nell’esperienza di Cassian: viene imprigionato ingiustamente sul pianeta Narkina 5, dove viene costretto ai lavori forzati. Assemblare, saldare, montare componenti per l’Impero finché non scadrà il conto alla rovescia della sentenza di sei anni. Dopo aver scoperto che nessun prigioniero viene mai effettivamente liberato da Narkina 5, Cassian capisce che deve essere lui stesso ad agire, perché nessun altro verrà a salvarlo. E così idea un piano, fomenta una ribellione, libera tutti i detenuti e fugge.

Ora ha le idee chiare riguardo a chi vuole essere e a cosa sa di poter fare, e contatta il proprio pianeta Ferrix per lasciare un messaggio per sua madre: tornerà presto a prenderla. Dovrebbe essere un momento di gioia estrema, di ricompensa emotiva. Ma a un eroe imperfetto spetta una ricompensa imperfetta: l’eccitazione per la fuga dalla prigione è accompagnata dall’amarezza per la scoperta della morte di sua madre, Maarva.
Per lei non può più fare nulla, ma gli agenti della Pre-Mor hanno catturato Bix, la sua più cara amica, e la stanno torturando per arrivare a lui.
È quindi su Ferrix che convergono tutti i personaggi nell’epilogo di questa prima stagione: Cassian torna per assistere ai funerali della madre e per liberare Bix, gli agenti della Pre-Mor pattugliano le strade nella speranza di catturarlo, e Luthen vi si precipita per trovare Cassian prima della Pre-Mor e ucciderlo per evitare che riveli informazioni essenziali sui Ribelli.
Mentre il popolo di Ferrix insorge contro l’oppressione dell’Impero grazie alle parole postume della defunta Maarva, Cassian riesce a salvare Bix e la mette su una nave insieme a tutte le persone a lui care, con la promessa che in qualche modo li raggiungerà presto.
Ci troverà. Cassian ci troverà.
Bix ha fiducia in lui, finalmente crede in lui. E anche noi.

Ma Cassian non può ancora andarsene, perché c’è una cosa che sente di dover fare. Capovolgendo la struttura narrativa del loro primo incontro, stavolta è Cassian ad andare da Luthen con una proposta. Cassian è sempre un ricercato, tuttavia ora è animato da un nuovo, incandescente disprezzo per il controllo asfissiante e ingiusto dell’Impero. Rimane disarmato di fronte a Luthen, pronto a sacrificare tutto per la causa dei Ribelli.
Uccidimi o portami con te.
Come per l’assassinio dei due agenti che ha messo in moto la vicenda, Cassian diventa partecipe di una situazione prima per caso e poi per scelta: chiunque può ritrovarsi coinvolto in qualcosa ben più grande di sé, ma è la scelta di restare che distingue un vero eroe, seppur imperfetto.