Uncoupled: Un Neil Patrick Harris come non l’avete mai visto!

Uncoupled è una comedy/ drama /romance prodotta da Darren Star , ideatore e produttore di molte serie di successo come Beverly Hills 90210 , Melrose PlaceSex and the City ed Emily in Paris  e Jeffrey Richman Modern Family). La prima stagione della serie è stata pubblicata il 29 luglio 2022 sulla piattaforma Netflix.

Uncoupled. (L to R) Neil Patrick Harris as Michael Lawson in episode 108 of Uncoupled. Cr. Sarah Shatz/Netflix © 2022

Nelle vesti del protagonista disagiato troviamo  Neil Patrick Harris. La serie tragicomica è basata sulla vita di Michael Lawson, un brillante agente immobiliare che si trova all’improvviso single suo malgrado. In occasione della festa a sorpresa per il cinquantesimo compleanno del suo compagno Colin McKenna (Tuc Watkins) , si trova di fronte alla sua irreversibile decisione di porre fine alla loro relazione di 17 anni. Michael inizia a dover trovare un nuovo equilibrio, circondandosi di amici, colleghi e clienti, tutti personaggi che in qualche modo riescono a far capire a Michael come poter continuare la sua vita. Tra lavoro, amicizie e incontri fugaci, la vita di Michael procede a sobbalzi ma inesorabile, senza rinunciare ai sentimenti.

UN Neil Patrick Harris INEDITO! (ATTENZIONE SPOILER)

Prima di continuare, se non hai visto la serie, consiglio vivamente di non andare avanti perché ci sono spoiler nel mezzo!

Uncoupled. (L to R) Tuc Watkins as Colin McKenna, Neil Patrick Harris as Michael Lawson in episode 101 of Uncoupled. Cr. Sarah Shatz/Netflix © 2022

Mie carə Bradshawine, questa serie ha dato modo a Neil Patrick Harris di mostrare un lato di sé a noi inedito televisivamente parlando, nonostante ci abbia abituato negli anni a interpretare ruoli del tutto differenti e molto amati dal pubblico, dal cinico e antisentimentale Barney Stinson in  How I Met Your Mother all’irriverente e diabolico Conte Olaf in  Una serie di sfortunati eventi. Qui, in Uncoupled abbiamo visto forse una parte più intima e attendibile (probabilmente in parte) della vera personalità fragile e sentimentale di Harris. Nella serie interpreta un personaggio alquanto tenero, romantico, fin troppo sdolcinato, irritante, spesso insicuro e incoerente alle volte. Michael, un attraente agente immobiliare newyorkese si ritrova, dopo diciassette anni di fidanzamento con Colin, a fare i conti con una relazione chiusa, terminata e non per suo volere ma di Colin che dopo anni, stanco della routine e sentendosi “intrappolato” decide di lasciare l’uomo e andare via dalla loro casa. La trama ruota attorno a due uomini: Michael che si ritrova con il cuore a pezzi, con tutte le speranze buttate alle ortiche per un futuro raggiante assieme a suo marito e lui, Colin, che continuava a portare avanti la farsa mantenendo una maschera sul volto e assecondando ogni scelta o desiderio di Michael senza dibattere su nulla. Michael, a differenza di Colin, farà più fatica a riprendere in mano la sua vita che arranca tra lavoro, amici e appuntamenti su app d’incontri disastrosi. Mentre Colin cerca in realtà di andare avanti dicendo al suo uomo, durante il suo cinquantesimo compleanno organizzato da lui (pensa che stronzo!), di doversi prendere una pausa, di andare a vivere per conto suo per “capire le cose”. Ora voglio fare un osservazione personale ma abbastanza evidente tra i due personaggi della serie: Michael e Colin. La differenza nitida e palpabile tra i due: il primo soffre dopo il distacco, dopo una relazione, un percorso assieme, e anche, a mio modo di vedere la cosa, di dipendenza affettiva verso l’altro. Sì, perchè Michael ha costruito tutto quanto sulla base della loro relazione, la sua intera esistenza ( eccetto parentesi lavorativa) su Colin, cosa che spesso lo fa risultare privo di spina dorsale e dignità, sono sincero. Il suo personaggio alle volte risulta incorrente, isterico e privo di carattere, una “macchietta” di se stesso, ma allo stesso tempo sincero, vero, fortemente emotivo, tutto il contrario dell’algido, impostato, misurato, controllato, freddo, egoista e quasi anaffettivo di Colin: lui rispecchia quell’uomo che non deve chiedere niente, che non deve dire nulla, che non sa cosa vuole, che non deve dimostrare niente: si prende e basta infischiandosene altamente dei sentimenti altrui, in questo caso di un compagno con cui ha una relazione duratura e con la quale, tra l’altro, ha deciso di troncare improvvisamente e senza parlagliene prima. Insomma, l’uomo tipicamente stronzo e che in qualche modo, seppur negandolo, che attrae. Ma risulta così antipatico e arrogante da essere preso a pugni per tutto il tempo. Però se nella prima parte della serie Michael è quello sofferente e smarrito, nella seconda riuscirà a ritrovare se stesso, con difficoltà, ma riuscirà.

La prima stagione si compone di otto episodi che possono quindi contare sul valore aggiunto dato dalla capacità di Neil Patrick Harris di dare vita a un personaggio particolare ma molto complesso e distruttivo verso se stesso. Oltre a Harris, anche gli altri personaggi si avvalgono di ottimi interpreti per la loro resa scenica, a partire da Tisha Campbell:  nei panni dell’amica, confidente pettegola e collega Suzanne Prentiss ( le scene tra loro sono esilaranti e molto sincere) fino a Marcia Gay Harden che presta il volto a Claire Lewis, una cliente pretenziosa e abbiente appena abbandonata dal ricchissimo marito. Accanto a loro ci sono gli amici di Michael, quelli stretti:  Emerson Brooks, che interpreta Billy Burns, migliore amico di Michael, conduttore di un programma meteo televisivo e pieno di sé,  Brooks Ashmanskas che invece interpreta Stanley James. un permaloso ma dal cuore buono, gallerista d’arte e migliore amico di Michael. Michael si ritroverà a leccarsi le ferite di una relazione a pezzi ma non sarà mai del tutto solo.

Ma ovviamente Uncoupled non tralascia la nuova frontiera delle relazioni virtuali, dei nuovi metodi di corteggiamento e di conoscenza , mostrando in realtà quanto l’ingerenza di vari mezzi influenza la quotidianità di ognuno di noi. Dalle chat, ai social network come Instagram, dalle app di incontri come Grindr e agli sms, in qualche modo però la serie mostra varie modalità di comunicazione e di quanto ci si affidi a questi mezzi per, appunto, comunicare decisioni e sentimenti: a questo proposito mi basti pensare a come Colin comunica la drastica fine della storia a Michael, relegando diciassette anni di relazione a qualche riga insulsa di messaggio, che cosa più squallida non si può! La rappresentazione della comunità Rainbow si adagia spesso di tanto in tanto su cliché, stereotipi superficiali e banali. Vero anche che tutta la serie nel suo complesso gioca molto su questi toni quasi fanciulleschi e immaturi, che diventano anche alle volte un tratto particolare di Michael stesso. Ma il nostro attraente Lawson se inizialmente sprofonderà nella desolazione e disperazione di essere stato lasciato, nel mezzo si riprenderà, o meglio, ci proverà in tutti i modi a trovare un suo equilibrio personale, ma che in qualche modo Colin stesso, nel finale, spezzerà e metterà nuovamente in discussione. A mio avviso, il finale è stato deludente perché se da un lato Michael riconosce ciò che vale, quanto può ancora avere e vivere, dall’ altro Colin romperà quella sicurezza momentanea che lo stesso Michael aveva iniziato a costruire. E per cosa? Ma naturalmente per egoismo personale: Colin è un narcisista patologico. Insomma, il finale aperto lascia presagire che forse ci sarà un prosieguo . Per il momento non ci sono notizie circa il futuro produttivo della serie e non ci sono comunicati ufficiali circa un’eventuale seconda stagione di Uncoupled, ma visti gli ottimi riscontri da parte del pubblico nei primi giorni di uscita su Netflix, tutto lascerebbe ben sperare circa un probabile rinnovo. Il messaggio finale che voleva lanciare la serie è che non importa cosa possa succedere nella nostra vita, se ogni nostra aspettativa va nel cesso letteralmente, se certe cose poi si mostrano per ciò che sono. L’importante è essere fedeli a se stessi, combattere e non perdere mai la speranza che l’amore prima o poi arriverà nuovamente, o nel caso di Michael fa un giro immenso e poi, tristemente, ritorna. Ma il segreto di questa serie è un altro: l’amore verso se stessi che spesso e volentieri fatica a essere una priorità per il protagonista. Questa serie prende in prestito alcune delle migliori idee presenti in Sex and the City e le rielabora adattandole a un’altra dimensione. Tutto sommato, falde nella trama, alcune scene surreali e alquanto in alcune circostanza forzate, la serie funziona e ricalca perfettamente una tipica comedy romance americana gay.

Voto: 6

– Miss. Bradshaw

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