The Midnight Club, il nuovo horror di Flanagan per Netflix

Il sodalizio tra Mike Flanagan e Netflix continua imperterrito donando all’utenza delle serie di grande intrattenimento nel genere horror. Dopo il successo di The Haunting of Hill House e Bly Manor, dopo l’uscita di Midnight Mass, il 7 ottobre è approdato sulla piattaforma l’ultimo lavoro di Flanagan creato insieme a Leah Fong, ossia The Midnight Club. Ancora una volta ci ritroviamo di fronte a una serie che esplora i sentimenti e i rapporti umani con una delicatezza straordinaria nonostante sia inquadrata in un genere che dovrebbe spaventare e, in realtà, spaventa perché ci sono diversi momenti in cui non mancano fantasmi ansiogeni né rituali satanici sanguinosi né il senso di morte perenne.

Inoltre, la messa in scena ti porta anche a subire dei jumpscares sebbene siano un po’ telefonati. Ha tutti gli elementi del genere horror ed è ispirata liberamente all’omonimo romanzo di Christopher Pike uscito nel 1994. La serie si concentra su un gruppo di ragazzi malati terminali che cercano di trascorrere i loro ultimi giorni all’istituto Brighcliffe per essere assistiti e aiutati nell’affrontare la morte. Sicuramente, la giovane età dei protagonisti poteva rendere la serie molto pesante e drammatica invece, Mike Flanagan riesce a dare giustizia alla paura di lasciare il mondo dei vivi, all’amicizia che nasce anche nei momenti di sconforto e alle tematiche adolescenziali.

Ilonka (Iman Benson), protagonista della serie, è una giovane ragazza promettente che sogna di andare al college e realizzare i suoi sogni. Purtroppo scopre di avere un tumore e, dopo varie cure, decide di trasferirsi in questa struttura perché ha scoperto che tempo prima una donna con la sua stessa malattia è riuscita a guarire a Brighcliffe. Le sue indagini la portano fuori dall’istituto dove incontrerà Shasta (Samantha Sloyan), una donna che la inviterà a continuare la ricerca e le indicherà la strada da seguire. Intanto, Ilonka stringe amicizia con gli altri ragazzi della villa riuscendo a conquistare, poco a poco, anche la fiducia di Anya (Ruth Codd), una ragazza costretta sulla sedia a rotelle dal temperamento aggressivo e diffidente.

Anya è uno dei personaggi più belli della serie perché dietro al suo sarcasmo e alla sua diffidenza c’è una grande fragilità e il rimorso per delle scelte prese prima della malattia. Per restare uniti e provare ad affrontare insieme il dolore, oltre alle sedute terapeutiche, i ragazzi si riuniscono ogni giorno a mezzanotte in biblioteca per raccontarsi storie di paura. La trama orizzontale della vita dei ragazzi si intreccia, dunque, con quella dei racconti che permettono alla serie di spaziare tra i diversi sottogeneri dell’horror; infatti, si va dallo slasher alle ghost novel, dalle storie di magia a quelle fantascientifiche e distopiche.

La metanarrazione si trasforma nello stratagemma più interessante per entrare nelle vite di questi ragazzi grazie a una mise en abîme nella quale gli eventi del loro passato sono duplicati e parzialmente rivisitati nelle storie narrate dai protagonisti stessi. Grazie a questo espediente narrativo, conosciamo ciò che sono stati prima di aver ricevuto la diagnosi fatale e possiamo notare la bravura degli attori nel cimentarsi in diversi ruoli. In modo diverso, le loro storie toccano nel profondo, seppur ci donano una buona dose di ansia e spavento. Un legame molto speciale si crea tra Ilonka e Kevin (Igby Rigney), l’unico del gruppo ad avere contatti più assiduamente con il mondo esterno. Ognuno di loro è funzionale alla trattazione di temi attuali differenti; ad esempio Sandra (Annarah Cymone), una fedele cristiana, ci permette di ragionare sul rapporto religione e omosessualità dato che Spencer (William Chris Sumpter) è stato emarginato dalla sua comunità religiosa per l’orientamento sessuale.

Con Natsuki (Aya Furukawa) si parla di salute mentale, con Amesh (Sauriyan Sapkota) delle politiche sull’immigrazione e Chery (Adia) ci ricorda quanto possa essere frustrante avere dei genitori assenti. Non è una serie da cardiopalma, è molto diversa da quelle che ci ha proposto fino ad ora il nostro Flanagan. In linea, però, resta la sua intenzione di esplorare i sentimenti umani nelle situazioni più cupe quando ci si ritrovava sul filo del rasoio tra vita e morte, tra resistere combattendo e accettare godendo il momento. Con la promessa che chi lascerà per primo la combriccola del Midnight Club dovrà mandare un segnale, la serie si proietta in un finale che necessita di una seconda stagione per trovare una soluzione. Tra fantasmi e riti satanici legati all’istituto abitato precedentemente da una setta, tra racconti horror pieni di umanità, tra vite intrecciate di giovani che affrontano la malattia, The Midnight Club sorprenderà positivamente lo spettatore. Il periodo migliore per vederla? Halloween, ovviamente.

Voto: 8

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...