Dopo il celebre “Candyman – Terrore dietro lo specchio” del 1992 diretto da Bernard Rose, la regista Nia Da Costa ci propone una sua versione della raccapricciante storia di questo misterioso assassino.
La storia racconta del giovane Anthony (Yahya Abdul-Mateen II), artista di Chicago che sta vivendo un momento di crisi creativa, e che decide di cercare ispirazione a Cabrini Green, zona della città piuttosto povera, un tempo sede di molti palazzi popolari. Qui incontra alcuni abitanti del posto, che gli raccontano la storia di Candyman, un uomo con un uncino al posto di un braccio, che spaventava i bambini e ha commesso molti omicidi efferati negli anni ’70. Basta nominarlo per cinque volte allo specchio, e lui compare.

Saranno solo leggende o vi è un fondo di verità?
Dopo quella visita, tuttavia, nella vita di Anthony iniziano ad accadere fatti molto strani, e alcune persone attorno a lui iniziano a morire in modo truculento e inspiegabile. Candyman è forse tornato?

La mano di Jordan Peele, produttore della pellicola, è abbastanza evidente: la tematica della discriminazione razziale, tanto cara al regista di “Scappa – Get out” e di “Us”, è rintracciabile in molti dialoghi. In ogni caso, “Candyman” è una pellicola diversa da quella che mi aspettavo: la trama è molto più complessa e stratificata di quanto si possa immaginare e, senza voler fare spoiler per chi non lo avesse ancora visto, non tutto è come sembra, e il finale è stato un vera sorpresa.

Ho preferito di gran lunga la prima parte del film, più lineare e decisamente più inquietante, mentre nella seconda parte la storia si perde, il caos prende il sopravvento e si fatica a capire dove si voglia andare a parare.
La regia e la fotografia in ogni caso sono lodevoli, le interpretazioni degli attori un po’ meno.
E voi…avete mai provato a chiamare Candyman per cinque volte allo specchio?!
Io, onestamente, preferisco non rischiare…