Pose, il mondo delle ball

Siamo nel 1990: Madonna pubblica Vogue, il primo singolo estratto dall’album I’m Breathless facendo conoscere al mondo il vogueing, uno stile di danza che imita le pose plastiche dei modelli e delle modelle del rinomato magazine americano. Il vogueing era diffuso nei locali gay statunitensi, in particolari nelle cosidette ballroom dove chi apparteneva a questa comunità si esibiva con costumi e coreografie giudicate dagli altri membri. Ecco, Pose è la serie drammatica che ci fa incontrare questo mondo altrimenti sconosciuto ai più. Composta da tre stagioni per un totale di 35 puntate, è andata in onda dal 2018 al 2021. Dietro questo titolo c’è Ryan Murphy, autore di famose serie di successo come Glee e American Horror Story, il suo inseparabile collega Brad Falchuk e Steven Canals. Lo show può vantare di essere uno tra i migliori a trattare le tematiche care alla comunità LGBTQIA+.

Inoltre , MJ Rodriguez è la prima persona transgender a vincere il Golden Globe 2022 come miglior attrice protagonista nel suo ruolo di Blanca Evangelista. La trama inizia nel 1987 quando Blanca lascia la casa Abundance per diventare madre di una propria. Queste case erano formate da ragazzi e ragazze cacciati di casa dalla famiglia per la propria identità od orientamento sessuale. Per avere uno spazio tutto loro si esibivano nelle ball, un modo per affermarsi e sentirsi parte di qualcosa. Blanca decide di fondare una casa per aiutare chi come lei è stata allontanata dalla famiglia. Così conoscerà Angel (Indya Moore), una transuessuale che si prostituiva al molo per poter vivere, e Damon (Ryan Jamaal Swain), un ragazzo cacciato di casa perché omosessuale (e non era un caso raro, in raltà, in quel periodo).

In un primo momento, Blanca dovrà vedersela con la casa Abundance capitanata da Elektra (Dominique Jackson), una donna trans dal carattere molto forte e narcisista. Verrà, invece, appoggiata dal suo più caro amico Prey Tell (interpretato dal fantastico Billy Porter). Le storie dei personaggi si intrecciano, si evolvono fino a diventare una grande e unica famiglia. Attraverso di esse ci addentriamo nella ricerca dell’identità nella lotta dei diritti e, soprattutto, nella voglia di essere riconosciuti in primis come persone. Uno show emozionante che ci parla anche di amore, di amicizia, di famiglia e di sogni da raggiungere, senza però dimenticarsi di trattare la piaga di quei tempi: l’AIDS che falciava tantissime vite in quel periodo; avere questa malattia significava essere condannati a morte certa.

Non si può definire questa serie come storica, e non perché è pura invenzione, ma perché credo sia più adatta definirla informativa. Coreografie e costumi fatti a regola d’arte, una sceneggiatura convincente e forte, attori e attrici che hanno interpretato personaggi in parte con il loro stesso vissuto. E forse questo ha reso tutto più vero: la difficoltà di essere accettati da una società che ha paura del diverso. Nel cast troviamo anche Hailie Sahar, Angelica Ross, Angel Bismark Curiel e Dyllón Burnside. Una serie consigliata a chiunque desideri conoscere il mondo delle ballroom e a chi lotta per l’uguaglianza. Voto: 8.5

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