Dal 14 di Gennaio è disponibile su Netflix la serie in 8 episodi Archive 81: Universi Paralleli. Il progetto prende spunto dall’omonimo podcast di Daniel Powell e Marc Sollinger e vede tra i suoi produttori James Wan con la sua Atomic Monster e creata da Rebecca Sonnenshine, autrice di successi come The Vampire Diaries. Cercheremo di scoprire di più riguardo a questa serie nell’articolo che segue
Trama

Dan è un archivista specializzato nel restauro di vecchie pellicole e nastri magnetici, che accetta un’offerta di lavoro da parte del direttore di una grossa azienda: Restaurare vecchie videocassette dove è registrato il progetto di Melody Pendras, una giovane antropologa che nel 1993 aveva condotto una ricerca sugli inquilini di un vecchio palazzo conosciuto come ” Visser” nell’ East Village intervistandoli sulle loro abitudini e su quanto conoscano sul passato dell’edificio Per portare a termine il lavoro Dan si trasferisce in una villa isolata messa a disposizione dall’azienda. Qui, il restauro del materiale lo porta a scoperte inquietanti su una misteriosa setta all’interno del palazzo e connessioni tra Melody ed il suo passato
Costruzione della narrazione

Il primo elemento che incuriosisce lo spettatore è sicuramente la costruzione narrativa della serie che alterna i vari passaggi temporali tra passato e presente fino ad annullarli nel finale. A sottolineare il passaggio è la diversa modalità di regia come le riprese effettuate con la telecamera e le inquadrature in soggettiva quando si raccontano le vicende di Melody. Una tecnica molto usata nel genere horror per indurre suspense nello spettatore e renderlo partecipe dell’azione, ma anche per rendere veritiero quanto visto dai due protagonisti, non lasciando alcun dubbio per interpretare al meglio gli eventi.
Gli omaggi ai classici dell’horror

Molti sono i riferimenti della serie a veri e propri classici del genere horror. Primo fra tutti The Blair Witch Project, il primo esempio di come la tecnica del documentario si integri perfettamente con la tensione del genere, ed i protagonisti, proprio come Melody esplorano luoghi circondati dal mistero come il bosco abitato dalla leggendaria strega e il palazzo dove si svolgono strani riti nel caso di Melody. L’ isolamento di Dan rimanda a quello del Jack Torrance di Shining, come le videocassette in cui è registrato il progetto di Melody rimandano a The Ring. Per concludere l’ambientazione in un palazzo abitato da appartenenti ad una setta rimanda senza dubbio al classico Rosemary’s Baby di Roman Polansky.
Cosa non funziona
Malgrado la buona dose di suspense e i numerosi rimandi a veri e propri cult, la serie ha qualche pecca da scontare come la lentezza con la quale viene portata avanti l’azione in alcuni punti. Tutti i tasselli del mistero vengono ricomposti, ma con soluzioni fin troppo prevedibili che raggiungono il culmine nel finale.
Si spera in una seconda stagione, che secondo vari rumors sarebbe in produzione per il prossimo anno