“Noi serial killer siamo i vostri figli, i vostri mariti, siamo ovunque”
La pellicola si concentra sul periodo che va dal primo arresto di Ted Bundy, il cui volto è quello di Zac Efron, alla sua esecuzione sulla sedia elettrica.
Pellicola che mi ha piacevolmente sorpresa, anche se avrei preferito che si concentrasse maggiormente su quelle che furono le motivazioni che lo spinsero a commettere quei macabri delitti. Aspetto che ritengo fondamentale perché lo spettatore si possa immergere maggiormente nella mente del serial killer. Per questo mi sarei aspettata che avessero mostrato anche il passato di Ted, raccontando il suo passato e quindi i traumi che lo hanno portato a seviziare e uccidere più di 30 donne, tra cui una ragazzina di 12 anni.
Il regista Joe Berlinger sceglie un punto di vista inaspettato, quello della sua storica compagna Liz Kendall, interpretata dalla bravissima Lily Collins. Punto di vista che gli permette di risparmiare allo spettatore l’orrore dei crimini commessi.

Per una scelta precisa dell’autore, Ted Bundy – Fascino criminale risulta non essere un ritratto esaustivo della figura di Ted Bundy e delle sue gesta criminali, ma piuttosto uno spaccato psicologico di una donna che scopre di amare un mostro.
Quel fascino criminale aggiunto nel titolo italiano a sottolineare questo aspetto del killer, tanto più aberrato dall’opinione pubblica dopo la scoperta dei suoi crimini proprio grazie al suo bell’aspetto e i modi gentili che avevano affascinato tutti.
Fattore estremamente inquietante la “normalità” che lo caratterizzava, perfettamente adattato alla vita dell’uomo modello, tanto da non aver mai fatto sospettare nessuno che potesse commettere oscenità simili. Dichiarò: “Noi serial killer siamo i vostri figli. Siamo i vostri mariti. Siamo ovunque.”, la frase che più mi ha colpita di tutta la sceneggiatura, frase che cela al suo interno una raccapricciante verità.
Al di là del bell’aspetto, il personaggio interpretato da Zac Efron è circondato da un alone di ambiguità e controversia. Ogni scena che lo vede protagonista, anche quelle in cui si dimostra affettuoso e paterno con la figlia della compagna Liz, lascia nello spettatore un senso di duplicità e incompletezza.

Pur consapevoli fin dall’inizio del film della colpevolezza di Ted Bundy, gli spettatori sono chiamati ad aderire al punto di vista delle donne che lo hanno amato, Liz Kendall e Carole Anne Boone. Liz e Carole credono all’innocenza di Ted. Grazie a sapienti ellissi temporali allo spettatore viene negata la visione dei suoi crimini, quasi a volerlo spingere ad aderire al pensiero delle due donne.
Nel ruolo di Bundy, Efron dice addio una volta per tutte al suo passato da teen star incarnando magistralmente uno dei più cruenti serial killer della storia americana.

L’espressione da bravo ragazzo e il sorriso sempre perfetto e ammaliatore di Zac Efron contribuiscono a dare vigore all’ambivalenza del suo personaggio. Sembra nato per il ruolo di Ted Bundy, il suo talento camaleontico nell’imitarlo restituisce tutti i contrasti di una figura problematica, a partire da quella sottile vena di schizofrenia che permette al predatore sessuale e allo studente modello di convivere nella stessa persona. Zac Efron sa essere cordiale e al tempo stesso gelido, audace e manipolatore.
Il film vive della sua performance sfaccettata e piena di sfumature.
Lily Collins è stata bravissima anche in “L’eccezione alla regola”: l’hai visto?
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Ciao! No, non l’ho ancora visto, ma lo aggiungerò subito alla lista! Grazie per il consiglio
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Mi è piaciuto così tanto che gli ho riservato un posto d’onore in questa classifica: https://wwayne.wordpress.com/2019/12/01/i-10-film-piu-belli-del-decennio/. Grazie a te per la risposta! 🙂
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