Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino: la versione pop di una tragedia

 La vicenda che coinvolse Christiane Vera Felscherinow, conosciuta come Christiane F., fu un vero scandalo per quel tempo. Durante gli anni ’70 ci fu il boom delle droghe, in particolare dell’eroina. Christiane iniziò a soli dodici anni a far uso di sostanze stupefacenti insieme ad un gruppo di amici più o meno della sua stessa età. Prostituzione, droga e alcol hanno segnato la vita di questi ragazzi e Christiane ha dovuto affrontare anche un processo tra il 1978 e il 1984 con la condanna per detenzione di droga e ricettazione. Ma il tribunale di Berlino riconobbe la sua minore età come attenuante. Nel 1978 uscì a puntate su Stern, un settimanale, la sua storia autobiografica trattando tutti i temi scottanti: fece scalpore in particolare per la giovanissima età dei protagonisti impelagati nel tunnel dell’eroina, una piaga che si stava diffondendo in quel periodo, e della prostituzione. Infine, nel 1981, uscì il film che con crudezza diffuse questa tragedia, Christiane F. -Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino (titolo originale: Christiane F. – Wir Kinder vom Bahnhof Zoo). Questo film ha riscosso molto successo in quanto la realtà trattata ha messo in evidenza gli effetti della tossicodipendenza. A distanza di quarant’anni dal film, su Prime Video, ha debuttato la serie omonima. È uscita il 7 maggio 2021 con dieci puntate ed ha contato sulla sceneggiatura di Annette Hess e sulla regia di Philipp Kadelbach.

Hanno cercato di portare questa storia ai giorni nostri con un risultato discreto. Il problema più grande è che crea in effetti una sorta di spaesamento temporale. Durante la visione ci chiediamo spesso, appunto, in che anno siamo. Il motivo è semplice; gli ambienti sono moderni (come le discoteche e la musica di David Bowie remixata), anche gli abiti, e poi ci ritroviamo con dei ragazzi che non hanno social, che non hanno il cellulare. Se fosse stata ambientata davvero ai nostri giorni, non sarebbe stato un aspetto da trascurare. E quindi ci troviamo in uno spazio atemporale con questi ragazzi che sono più grandicelli rispetto alla storia vera. Infatti i protagonisti, attori perlopiù esordienti, hanno un’età compresa tra i quattordici e i ventidue anni. Insomma, queste decisioni hanno minato l’impatto forte che invece sia il libro sia il film hanno avuto sul pubblico. Nel complesso, però, è una serie toccante, si riesce ad empatizzare con questi ragazzi che non hanno speranze nel futuro e che sono stati risucchiati dal tunnel della droga. In effetti, la scena finale significa proprio questo: la droga ti risucchia in un vortice da cui è difficile uscire.

Ovviamente, la serie ha preso le distanze dai fatti reali per quanto riguarda le famiglie dei personaggi principali, infatti le differenze sono evidenti. La trama gira intorno a Christiane (Jana McKinnon), una diciassettenne berlinese che soffre a causa della separazione dei suoi genitori. Inizia a far uso di eroina dopo una delusione d’amore dopo aver conosciuto Axel (Jeremias Meyer), un ragazzo paranoico dal cuore d’oro. A scuola Christiane conosce Stella (Lena Urzendowsky) e diventeranno grandi amiche. Stella, però, ha una situazione difficile alle spalle perché sua madre è un’alcolizzata e quindi deve prendersi cura dei fratelli minori. Dopo aver subito uno stupro, la ragazza lascia la casa e finisce nel tunnel dell’eroina. Le due ragazze incontrano nella loro discoteca usuale (al S.O.U.N.D.) la piccola Babsi (Lea Drinda), innamorata del dj. Babsi soffre per la morte del padre e per i continui viaggi della madre, sentendosi abbandonata sperimenta l’eroina fino ad esserne sopraffatta.

Christiane avrà una storia con Benno (Michelangelo Fortuzzi). Benno si prostituirà per avere le dosi e proverà in tutti i modi a non far cadere anche la sua ragazza nel giro della prostituzione. Purtroppo, i due non riusciranno ad uscirne tanto facilmente, anche se i genitori di Christiane cercheranno di aiutarli. La storia di questi ragazzi, quelli dello zoo di Berlino, è tornata sul piccolo schermo lasciando intatta l’amarezza della storia, però edulcorando i fatti reali attirandosi non poche critiche. Posso dire che è la versione pop di una vera e propria tragedia, consigliata a chi vuole saperne di più senza restare troppo scottato da quanto narrato nel libro o a chi è già ben informato sull’argomento e vuole completare il cerchio. Voto: 7

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