Serie tv come Mindhunter e Criminal Minds, vedono il motivo del loro successo all’ispirarsi a fatti realmente accaduti. Personaggi spesso inquietanti e responsabili di crimini tra i più efferati, ma che innescano nello spettatore un meccanismo tramite il quale si tenta di comprendere la personalità di tali individui e cosa gli abbia spinti a tanto. Su questo punta la serie The Serpent disponibile su Netflix dal 4 Aprile, che racconta il percorso criminale di Charles Sobrhaj, serial killer attivo negli anni ’70 soprattutto nei paesi del Sud Est Asiatico.

Trama
Thailandia, anni 70. Charles Sobrhaj ( Tahar Rahim) è un efferato serial killer che sceglie tra le sue vittime coppie di turisti ai quali si presenta come un falso venditore di diamanti, e dopo averli drogati ed uccisi assume le loro identità derubandoli di passaporto e denaro avvalendosi della complicità di Marie- Andrée LeClerc ( Jenna Coleman) sua nuova compagna. La scomparsa di una coppia olandese spinge Herman Knippenberg ( Billy Howle) , un funzionario dell’ambasciata olandese a Bangkok ad agire, nonostante la poca collaborazione delle autorità locali. La caccia al serial killer si trasforma in una corsa contro il tempo per evitare altre vittime.

La forza di una storia vera
La serie in questione dimostra quanto le storie tratte dalla realtà riscontrino sempre grande successo. La figura di Charles Sobhraj è sicuramente tra quelle che, per il loro trascorso misterioso, e lo stile di vita fatto di eccessi è accostabile a figure come quella di Pablo Escobar e altri boss della malavita con il quale condivide l’ essere spietati senza alcun riguardo per la vita altrui e la personalità alquanto manipolatoria.
L’ambientazione ed i punti di forza
Altro punto di forza è il ricorso ad una ambientazione alquanto esotica, che diventa anche motivo di attrazione per gli spettatori amanti del continuo mettersi in viaggio per scoprire se stessi. La serie mostra perfettamente il modello di libertà offerto dalla cultura hippie nel periodo che va tra la fine degli anni ’60 e la metà dei ’70. A questi giovani e al loro spirito sempre pronto a nuove scoperte viene dedicata nei titoli di coda questa serie, che certamente è destinata ad un grande successo. Motivo del successo sono sicuramente personaggi talmente ambigui, da risultare oggetto di approfondimento dato che sono realmente esistiti. Tahar Rahim offre un’interpretazione perfetta del personaggio puntando molto sul suo sentirsi un uomo tradito dal mondo occidentale che ha sfruttato il suo paese d’origine. Ritroviamo Jenna Coleman nell’inedito ruolo di complice di un serial killer, dopo aver vestito i panni della Regina Vittoria nella serie dedicata ad una delle sovrane più amate d’Inghilterra.
Punti deboli
Ma come ogni serie che si rispetti, non può non avere dei punti deboli che in questo caso coincidono con i forse troppi salti temporali all’interno della sceneggiatura per descrivere il tempo che passa tra un omicidio ed un altro, con il rischio di disorientare lo spettatore. In alcuni punti tutto sembra scorrere lentamente per poi raggiungere momenti di altissima tensione nei momenti cruciali. Ma a parte questo la serie resta comunque appassionante
Se vi è piaciuta guardate anche altre serie ispirate a personaggi controversi come Narcos, Mindhunter ed anche Dexter o Criminal Minds che mostrano il lavoro delle unità speciali dell’ FBI dedicate al tracciamento di un profilo psicologico di menti criminali.