«Il dolore è il compagno di tutti i ballerini, uno scocciatore a cui non puoi sfuggire. […] Il fatto è che quando non balli lo senti ancora di più. La causa del dolore ti aiuta a dimenticarlo, quindi o continui a danzare o a soffrire.»

Dolore, determinazione e passione: questo è il paradigma della danza. La danza è un’arte meravigliosa ma ha il suo lato oscuro. La competizione è il fil rouge di quest’arte, primeggiare è l’unico modo per farsi notare. Cosa si è disposti a fare per arrivare al successo? Tutto. E proprio sulla stessa scia de Il cigno nero con Natalie Portman, la serie targata Netflix Tiny Pretty Things, prodotta da Michael MacLennan e tratta dall’omonimo romanzo uscito nel 2015 di Sona Charaiporta e Dhonielle Clayton, attraversa in modo sublime il mondo della danza in tutto il suo splendore e in tutta la sua decadenza. Comparsa sulla piattaforma il 14 dicembre 2020, ha riscosso un grande successo, nonostante sia uscita a cavallo tra le due serie: La regina degli scacchi e Bridgerton di Netflix , che più hanno catturato il pubblico. Dimentichiamo la scuola di Carmen Arranz di Paso Adelante, che, seppur mette in evidenza i drammi dei ballerini, non si avvicina al tocco più dark e crudo di questa nuovissima serie. L’ Archer School of Ballet di Chicago prepara i giovani ballerini al loro futuro, ed è questo lo sfondo della serie: l’accademia di danza e le luci di Chicago. Sembra che ormai i teen drama abbiano tutti un elemento in comune, ossia un omicidio che dà il via alle indagini, ai segreti e alle cooperazioni. Tiny pretty things, infatti, unisce il mistero di un tentato omicidio, che sarà il filo conduttore di tutta la stagione, e la danza. Ed è questo connubio che rende particolare la serie, altrimenti molto simile alla più nota Élite. Il cast è composto principalmente da attori esordienti che hanno, però, un passato importante nella danza. E, nonostante ciò, la loro interpretazione è impeccabile.

Passiamo alla trama, ora. La storia inizia con la caduta dal tetto di Cassie Shore (Anna Maniche), la ballerina più brava della scuola che aveva ottenuto il ruolo della protagonista nello spettacolo scolastico La bella addormentata nel bosco. La ragazza viene soccorsa dall’agente di polizia Isabel Cruz (Jess Salgueiro) che seguirà le indagini anche quando il caso verrà archiviato come “incidente”. Cassie, però, non muore; è in coma. Isabel indagherà a fondo sulla vicenda chiedendosi appunto chi abbia spinto la ragazza dal tetto in quanto sono state trovate delle tracce che dimostrano sia stata spinta. Chi ha spinto Cassie? I sospettati sono tutti e nessuno, ognuno dei protagonisti aveva un conto in sospeso con la giovane ballerina, che sia gelosia tra ex o la competitività che questo mondo scatena. Isabel si intrometterà nella vita dei giovani ballerini della Archer per scoprire la verità. Mentre le indagini sul caso di Cassie vanno avanti tra tanti colpi di scena, viene esplorata la vita dei suoi compagni, tra amicizia e tradimenti, tra lezioni di danza e opportunità di primeggiare, tra sofferenza fisica e mentale. Non c’è un vero protagonista, è una serie corale dove ognuno ha la sua parte e il suo background ben definito.

Neveah Stroyer (Kylie Jefferson) è una ballerina californiana di colore a cui è stata data una borsa di studio per frequentare la Archer School of Ballet dopo che Cassie ha avuto l’incidente. Come sostituta di Cassie, ovviamente riesce ad ambientarsi con fatica. È la classica ragazza che vuole cambiare il mondo, che si batte per la giustizia e che pensa di poter vincere contro i potenti. Non è un personaggio che mi ha attirato molto in quanto è un po’ lo stereotipo della ragazza perfetta e senza peccati. Prendendo il posto di Cassie, finisce in camera con June Park (Daniela Norman), una ballerina che aspira al successo ma, purtroppo, è sempre la “seconda scelta”. June cerca in tutti i modi di essere la migliore, di inseguire il suo sogno e la sua passione; ma deve fare i conti con la madre che non l’appoggia nella sua carriera di ballerina. La migliore amica di June è Bette Whitlaw (Casimere Joillette). Bette è uno dei personaggi più controversi della serie, o la ami o la odi. È una ballerina talentuosa che vive però nell’ombra della sorella maggiore, Delia (Tory Trowbridge), poiché lei è un astro nascente della danza ed è già famosa. Bette si ritrova a doversi sempre confrontare con la sorella maggiore, tra l’altro preferita dalla madre, e spesso è ignorata dalla famiglia. Cerca di essere la migliore ad ogni costo, anche della propria salute. Con l’inganno riesce ad avere il ruolo di protagonista nel nuovo spettacolo di Costas, Lo Squartatore. È costantemente divisa tra l’amicizia, la famiglia e il suo sogno più grande. Ha una relazione con il ballerino Oren Lennox (Barton Cowperthwaite). Oren ha un disturbo alimentare, è bulimico e si vede sempre grasso. Ama Bette ma ha anche una relazione segreta con il suo coinquilino di stanza Shane McRae (Brennan Clost). Shane è una persona molto eccentrica ed energica, è omosessuale. Crede che possa offrire solo il suo corpo e ha un forte bisogno di sentirsi amato. Sicuramente è uno dei personaggi più allegri della serie. Altri due personaggi importanti sono Nabil Limyadi (Michael Hsu Rosen) e Caleb Wick (Damon J. Gillespie). Il primo è il ragazzo di Cassie ed è un ballerino musulmano francese che si è trasferito a Chicago per seguirla; il secondo è il coinquilino di Nabil. Tra i due non scorre buon sangue, inizialmente. Le storie di questi protagonisti si intrecciano nel gioco del successo e del mistero, perché, come dice Bette, sono nemici in sala ma fuori sono tutti amici.

Quel che colpisce di più di questa serie sono le coreografie che si sposano perfettamente con i paesaggi e le parole. Le inquadrature perfette, infatti, rendono magnetica la visione. In sole dieci puntate questi ragazzi ti entrano nel cuore a passo di danza. Spesso le scene sono accompagnate da una voce narrante esterna che descrive in maniera impeccabile i sentimenti dei ballerini, quel che provano durante una piroette o durante i giri, o semplicemente cosa provano entrando in sala. Questo elemento ha reso la serie più vera ed intensa perché aiuta a comprendere la danza in tutte le sue sfumature a chi non ha mai avuto un approccio diretto con essa. Inoltre, è costellata di tanti piccoli incubi che sembrano dei cortometraggi horror e anche in questi casi mettono in evidenza molte delle paure di chi della danza ne ha fatto il suo mestiere. È imperdibile per chi ama la danza, la consiglio a chi ha amato Élite e a chi piace il giallo, perché è un mix perfetto. Il finale dà spazio ad una seconda stagione, quindi recuperatela perché merita!Voto 8.