Titolo: La vita davanti a sé
Regia : Edoardo Ponti
Distribuzione: Netflix
Paese: Italia
Genere: Drammatico
Trama: Bari. Donna Rosa (Sophia Loren) è un’anziana donna ebrea sopravvissuta all’Olocausto, che decide di ospitare nella sua casa dei bambini molto piccoli abbandonati dalle madri, giovani prostitute. La sua strada si incrocia con quella di Momo, un ragazzino senegalese che ha perso la madre ed è stato affidato, dai servizi sociali, al Dottor Cohen (Renato Carpentieri). All’inizio il rapporto tra Momo e Rosa non è dei più idilliaci, poiché il ragazzino non rispetta le regole che gli sono state imposte e maltratta gli altri bambini ospiti del rifugio. Come se non bastasse, si dedica allo spaccio attratto dal guadagno facile, ma con il passare del tempo tra i due nasce una grande amicizia che li spinge ad aiutarsi reciprocamente.

Le differenze con il romanzo
Il film diretto da Edoardo Ponti, figlio di Sophia Loren, è la trasposizione dell’omonimo romanzo di Romain Gary del 1975. A differenza del libro, che è ambientato a Parigi, il regista ha deciso di ambientare la vicenda in una città italiana, in questo caso Bari. Rispetto al romanzo, i bambini accuditi da Rosa sono tre, inoltre vi è la presenza di un transessuale che accudisce sua figlia con l’aiuto di Rosa.
La presenza di Sophia Loren
Stella indiscussa del film è senza dubbio la Loren, che ha accettato di tornare sulla scena solo a condizione di essere diretta dal figlio. Il ruolo in cui la ritroviamo sembra essere stato scritto apposta per lei, che non ha paura di mostrare gli anni che passano (in questo caso ben 86). Ricorda molto da vicino i ruoli che l’hanno resa famosa, in particolare Ieri, oggi e domani, dove interpreta una ex prostituta e La Ciociara, dove al centro della storia c’è il rapporto tra madre e figlia nel terribile scenario della Seconda Guerra Mondiale. Anche il suo gesto più semplice si trasforma in una grande lezione di recitazione.
Sceneggiatura e punti di vista

Il racconto procede con una certa regolarità, documentando il cambiamento che avviene in due personaggi all’apparenza diversi, ma del tutto simili per quanto riguarda le esperienze vissute con grande dolore da entrambi, come la sopravvivenza all’Olocausto per la Loren e l’abbandono della madre per il piccolo Momo; c’è da sottolineare la delicatezza con la quale questi temi vengono affrontati. La vicenda può apparire come il percorso di formazione di uno spirito ribelle.
Un film consigliato a chi ama le storie che parlano di amore incondizionato, sacrificio e integrazione.