Recensione de “La regina degli scacchi”

La piattaforma Netflix cala una carta interessante con “La regina degli scacchi”, miniserie in sette episodi, ispirata all’omonimo romanzo di Walter Tevis e diretta da Scott Frank. Potrebbe essere un prodotto di valore o qualcosa di estremamente deludente? Questo articolo vi aiuterà a capire se è il caso o meno di dargli una possibilità.

La trama ruota attorno alla vicenda di Beth Harmon, un vero e proprio genio degli scacchi. Dopo aver trascorso l’infanzia in un orfanotrofio, la giovane, cresciuta tanto fisicamente quanto nel gioco, si afferma presto in una scena internazionale sempre più vasta; tuttavia, i migliori scacchisti mondiali non saranno i suoi soli avversari e la posta in gioco potrebbe essere decisamente più alta.

In sette episodi, estremamente scorrevoli, prende piede un romanzo di formazione femminile interessante, dalle evidenti sfumature drammatiche. La narrazione si concentra maggiormente sull’approfondimento psicologico della protagonista piuttosto che sugli scacchi, scelta convincente a causa della complessità del gioco in questione. Alle partite, che comunque non mancano, si alternano la vita privata di Beth e i suoi incontri/scontri con l’umanità che la circonda. Tutto serve a delineare un personaggio tanto interessante quanto sfaccettato, prevalentemente freddo come i pezzi di una scacchiera. Ovviamente non è tutto qui e i vari rapporti di Beth con i suoi coetanei sono fondamentali per forgiarla a dovere. In questo racconto di formazione c’è spazio anche per i rapporti familiari, che vi invitiamo a scoprire durante la visione fino ad un finale che, probabilmente, perde qualcosa ma che non intacca davvero la qualità complessiva dell’opera.

La serie trova in Anya Taylor-Joy una stratosferica e magnifica protagonista, che non poteva rendere meglio il personaggio con la sua fisicità e la sua espressività. E’ lei l’assoluta mattatrice della serie, senza nulla togliere al resto del cast, che offre sempre una performance più che soddisfacente; tra i tanti nomi infatti figurano: Bill Camp, Harry Melling e Thomas Brodie-Sangster. La riproduzione dell’epoca è convincente, lo stesso si può dire per la colonna sonora, e ogni puntata scorre davvero a meraviglia.

In conclusione, “La regina degli scacchi” è una partita vinta a mani basse da Netflix, che unisce validissime interpretazioni ad una storia sempre attuale, sfaccettata ed estremamente interessante. Un prodotto dal numero di puntate contenuto di cui vi consigliamo caldamente la visione e che speriamo possa intrattenervi e incuriosirvi in modo oculato ed intelligente.

Voto: 8

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