La definizione di “serie tv” non si adatta del tutto a Queers, miniserie in otto episodi, diretta e prodotta da Mark Gatiss (Doctor Who, Sherlock e Dracula) nel 2017 come parte del programma per la celebrazione del cinquantesimo anniversario dall’approvazione del Sexual Offences Act, del 1967.
La legge, approvata dal parlamento inglese dopo due anni di tentativi e dibattiti, valida unicamente in Inghilterra e Galles, depenalizzava gli atti omosessuali tenuti in privato tra uomini consenzienti e che avessero almeno 21 anni di età.
Per l’occasione, l’emittente BBC diede il via al ciclo Gay Britannia, composto da film, serie TV, documentari e dibattiti televisivi.
Gli episodi di Queers possono essere visti singolarmente, essendo autoconclusivi, e senza seguire l’ordine di messa in onda.
Ogni puntata si apre nel medesimo posto: un pub tipicamente inglese, dai toni caldi, crocevia di storie e di persone che si sono susseguite ai suoi tavoli nel corso di un secolo.
Ad aprire la strada è Perce, soldato della Prima Guerra Mondiale, la cui testimonianza si colloca nel 1917; il suo monologo coglie del tutto impreparato lo spettatore che, trascinato in quel pub, per venti minuti ascolta, interlocutore silenzioso di un sempre straordinario Ben Whishaw.
Negli episodi successivi si susseguono, riproponendo lo stesso schema, Fionn Whitehead, Russell Tovey, Rebecca Front, Ian Gelder, Kadiff Kirwan, Gemma Whelan e, infine, Alan Cumming; ognuno di loro porta in scena un personaggio di un’epoca diversa e lo racconta, seduto a un tavolo o al bancone del locale, rivolgendosi allo spettatore.
Sono racconti pieni di amore e di dolore, racconti di vita vera: c’è il ragazzo di 16 anni che nel 1994 rivendica il suo diritto di fare sesso, l’attore che nel 1987 impara a convivere con l’AIDS, la moglie comprensiva di un uomo che nel 1957 non può uscire allo scoperto, un sarto che nel 1967, durante la Seconda Guerra Mondiale, ha conosciuto per un istante l’amore, un immigrato che nel 1941 ha cercato fortuna in Inghilterra, e una donna che nel 1929 si finge uomo per essere se stessa.
A chiudere la serie è Alan Cumming nei panni di Steve, che nel 2016 sta per coronare il suo sogno d’amore e sposare l’uomo che ama. Chiude un percorso durato un secolo esatto, un cammino di conquiste sociali e diritti ottenuti con fatica.
I protagonisti di Queers sono persone comuni, con storie e desideri comuni che, attraverso le loro vicende, raccontano il cambiamento di una società sempre più civile, tanto che il Guardian ha definito lo spettacolo empatico e caloroso, “il tipo di TV che dovrebbe essere mostrato nelle scuole”.
L’Indipendent ha definito gli episodi delle “gemme drammatiche”, mentre il Times ha usato le parole “divertente, toccante, ed estremamente oculato”.
La miniserie, candidata ai GLAAD Media Awards 2018 come Miglior film per la televisione o miniserie, ha vinto due Diversity Media Awards nelle categorie Miglior attore (Russell Tovey) e Broadcaster dell’anno (Mark Gatiss)