MCU – La Fase Tre (Parte 1)

Siamo giunti all’analisi della Fase Tre dell’universo filmico Marvel, più lunga di quelle viste in precedenza e che vanta ben undici pellicole. In questo articolo parleremo delle prime cinque, ricche di novità e di nuove conoscenze.

Questa volta è il super soldato ad avviare questa fase nel 2016 con “Captain America: Civil War”, che vede il ritorno dei fratelli Russo alla regia dopo l’ottimo “Winter Soldier”. Il film non chiude soltanto la trilogia dedicata al personaggio ma segna un cambiamento epocale tra le fila degli eroi Marvel, proprio come fece la meravigliosa controparte cartacea. Di fronte ad una nuova legge che impone ai supereroi di sottostare ai governi mondiali, gli Avengers si dividono: Iron Man è a favore, Captain America è contrario. Mentre un nemico invisibile si muove nell’ombra si prennuncia, inevitabilmente, uno scontro di memorabili dimensioni. La pellicola si discosta notevolmente dall’opera originale ma, nonostante questo, il film può dirsi riuscito. Nel corso delle sue due ore e venti di visione assistiamo ad una trama un po’ diversa dal solito, avvincente e dove non manca nemmeno lo spazio per spettacolari sequenze d’azione. I personaggi in ballo sono davvero moltissimi e non tutti hanno lo spazio che meritano, infatti sono soltanto Iron Man e Captain America ad avere il trattamento migliore in fase di caratterizzazione. Il film, tuttavia, introduce degnamente nel continuum narrativo sia Spider-Man che Black Panther. In definitiva “Civil War” conclude la trilogia dedicata a Captain America che, probabilmente, è l’unica a mantenere una certa qualità di fondo in ogni suo capitolo. Inoltre apre la strada a nuovi, inaspettati sentieri narrativi.

Nello stesso anno arriva anche “Doctor Strange”, diretto da Scott Derrickson. Il film narra la storia del dottor Stephen Strange e dei suoi primi contatti con un mondo molto particolare, che gli permetterà di acquisire potenti abilità per combattere il cattivo di turno. Benedict Cumberbatch dona a questo nuovo personaggio una fisicità ed un carattere convincente, anche se si ha l’impressione che il dottore potesse avere una caratterizzazione più adeguata. Al netto di una parte finale più debole, però, il film intrattiene a dovere e si serve dei propri elementi narrativi per dare vita a spettacolari sequenze d’azione. Infine, convince tanto il resto del cast quanto il comparto grafico e tecnico. Il dottor Strange fa quindi il suo ingresso nell’universo Marvel con un film, tutto sommato, abbastanza riuscito.

Il 2017 vede invece il ritorno di James Gunn e dei suoi Guardiani della Galassia. La seconda avventura dei nostri simpatici avventurieri vede Starlord incontrare suo padre e questo incontro metterà in moto una serie di eventi. Vedendo il primo capitolo, con cast e regia inalterati, si darebbe per scontata la qualità della pellicola ma, questa volta, non sono tutte rose e fiori. Al netto di un comparto grafico e tecnico ineccepibile come sempre, infatti, è la sceneggiatura a non colpire come dovrebbe. Si ride ancora con i Guardiani ma si ha l’impressione che la trama metta troppa carne al fuoco, senza contare il fatto che il bilanciamento con le sequenze d’azione non è proprio il massimo. In definitiva, “Guardiani della Galassia Vol. 2” intrattiene ma è qualitativamente inferiore al primo capitolo.

Nello stesso anno è Spider-Man a fare il suo debutto con un lungometraggio tutto suo. Dopo essere stato magnificamente introdotto in “Civil War”, Peter Parker torna con “Spider-Man: Homecoming”, con la regia di Jon Watts. Il nostro eroe è uno studente alle prese con la vita scolastica e con i criminali di turno, tra cui il temibile Avvoltoio. I toni epici e maturi dei film di Sam Raimi sono lontani anni luce e si percepisce chiaramente in questo film, più improntato all’ironia e con un impianto narrativo impostato in maniera completamente diversa dal passato. Con il film in questione ci si diverte senza dubbio ma si ha l’impressione che il ritorno dell’arrampicamuri potesse offrire di più, complice anche un’azione davvero troppo limitata. Non basta la presenza di un ispirato Michael Keaton nei panni dell’Avvoltoio e della bella Marisa Tomei nei panni di zia May (casting non proprio azzeccatissimo ma non è certamente colpa sua) a salvare un film che riesce ad essere divertente ma non abbastanza profondo.

Il 2017 si rivela essere un anno molto prolifico per la Marvel. Dopo i Guardiani e Spider-Man, sempre nell’anno in questione, esce anche “Thor: Ragnarok”, terza avventura della divinità del tuono diretta da Taika Waititi. Questa volta Thor è messo peggio del previsto perchè Hela, temibile nemico, sembra essere troppo forte e sarà d’obbligo unirsi a nuovi eroi, tra cui una vecchia conoscenza verde e molto arrabbiata. Di fronte a questo film, sicuramente divertente e d’intrattenimento, si possono assumere due atteggiamenti: prenderlo per quello che è oppure non accettare il fatto che l’epico Ragnarok venga trattato in maniera troppo ironica e banale. Questa scelta sarà determinante per la visione del film, che offre comunque azione, un cast rodato e solido e un ritmo tutt’altro che noioso. In ogni caso, anche la trilogia di Thor si conclude e soffre della stessa malattia di quella di Iron Man: una certa discontinuità qualitativa tra un capitolo e l’altro.

Vi aspettiamo per la seconda parte di questo articolo, che andrà ad analizzare le pellicole rimanenti ad eccezione del discusso “Avengers: Endgame”.

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