Nel 2017, la Marvel Cinematic Universe ha distribuito Ragnarok, il film basato sulla mitologica battaglia finale tra Ordine e Caos, che porterà alla distruzione del mondo come lo conosciamo, prima della sua rigenerazione. L’MCU si è presa più di qualche libertà nell’adattare la mitologia norrena, ma ha reso noti al grande pubblico che non ha letto l’Edda o i fumetti Marvel i nomi di Thor, Loki e Odino.
Adam Price deve aver pensato che fosse il momento di cavalcare l’onda e inseguire l’interesse del pubblico per gli antichi dèi di Asgard quando ha ideato Ragnarok, serie TV danese-norvegese in sei episodi diretti da Mogens Hagedorn e da Jannik Johansen, prodotta da SAM Production, con un cast tutto norvegese e una colonna sonora composta da Halfdan E., vincitore nel 2005 del premio Robert per la migliore musica per film con Totschlag – Im Teufelskreis der Gewalt (uscito in Italia nel 2007 col titolo Gli innocenti).
La serie, distribuita su Netflix dal 31 gennaio 2020, è un riuscito mix di fantasy e attualissime problematiche ambientali, basata su una scrittura solida che si rivolge prevalentemente ai giovani.
Sono quasi tutti adolescenti, infatti, i protagonisti di Ragnarok, a partire dall’introverso e impacciato Magne, interpretato da David Stakston, già nel cast della fortunata serie SKAM.
Il primo episodio si apre proprio col ritorno della sua famiglia a Edda, una piccola città immaginaria dove, secondo la tradizione, ebbe luogo il Ragnarok, l’ultimo scontro tra gli dèi e i giganti.
La vittoria dei giganti e la loro successiva scomparsa permisero al cristianesimo la conquista dell’ultimo avamposto del paganesimo in Norvegia, ma sin da subito è chiaro che né gli dèi né i giganti hanno mai davvero lasciato la città.
Che qualcosa di pericoloso stia capitando nella piccola città industriale è la ferma convinzione di Isolde (Ylva Bjørkaas Thedin), giovane attivista decisa a dimostrare che l’altissimo tasso di inquinamento delle acque di Edda sia causato dall’industria Jutul.
È con lei che Magne stringe amicizia quando arriva nel nuovo liceo ed è legata al suo incidente la prima manifestazione del suo potere.
Il trauma causato dalla morte di Isolde e la scoperta di possedere capacità straordinarie spingono Magne ad atteggiamenti incomprensibili per gli adulti che gli stanno intorno, a partire dalla madre, Turid (Henriette Steenstrup), ma non per la preside della sua scuola: Ran Jutul (Synnøve Macody Lund), abituata da secoli a dominare la città assieme al suo compagno, Vidar Jutul (Gísli Örn Garðarsson).
I due giganti sono i primi a rendersi conto che Magne non può essere un comune essere umano e sono determinati a eliminarlo prima che in lui si risvegli il potere di Thor.
Molto diverso da Magne è suo fratello Laurits (Jonas Strand Gravli), che da subito fa amicizia con i fratelli Saxa (Theresa Frostad Eggesbø) e Fjor Jutul (Herman Tømmeraas, anche lui proveniente dal set di SKAM).
Laurits è un personaggio marginale nel corso della prima stagione, ma potrebbe riservare delle sorprese nel corso della seconda: tra i fan, infatti, si è diffusa l’idea che possa essere Loki, convinzione supportata da qualche allusione di Vidar che, in passato, potrebbe aver frequentato Turid.
Del resto, l’attrazione verso le umane non è sconosciuta nemmeno a Fjor che intraprende una relazione con la giovane Gry (Emma Bones), di cui è infatuato anche Magne, sfidando l’ira di Vidar che teme che la ragazza possa aver scoperto il loro segreto.
A fare da sfondo alle vicende di Magne, alla sua crescita e acquisizione di consapevolezza, c’è il serio e reale problema ambientale, una critica alla società consumista che, indifferente ai cambiamenti climatici, sta gettando sul futuro del pianeta lo spettro di un nuovo Ragnarok.
Per questa ragione, la rivista Wired l’ha definita “un’angosciante ed eccentrica serie TV sui cambiamenti climatici” paragonandola a Twilight. Lo stesso paragone è stato fatto da A.V. Club, mentre Everyeye sostiene che la serie sia un perfetto mix in salsa nord-europea tra la saga di Percy Jackson e di Élite.
Anche in Germania la serie è stata accolta bene, tanto che Juliane Klein di citizenhip.de ha scritto: “Raramente c’è stato un lavoro che ha cercato in modo così autentico di portare gli dèi nordici nei nostri tempi.” Elogia inoltre che Ragnarok sia riuscito a ridurre al minimo l’uso della computer grafica.
La critica norvegese è stata invece piuttosto severa: il giornale VG l’ha definita “senza senso”: ha affermato che i personaggi, le trame e i dialoghi sono un disastro e ha osservato che, sebbene la serie sia norvegese, sembrava più che altro danese. Inoltre, ha criticato che nonostante sia ambientata nella Norvegia occidentale, i personaggi non parlano in dialetto occidentale.
Anche il quotidiano Dagbladet non ha mancato di criticarla definendola “davvero brutta come sembra”, un misto di mitologia norrena e SKAM.
Nonostante le critiche ricevute in patria, il 4 marzo 2020 Ragnarok è stata rinnovata per una seconda stagione.