La serie prodotta da David Fincher narra le vicende realmente accadute e descritte nel saggio “Mindhunters: Inside The FBI’s Elite Serial Crime Unit” di Mark Olshaker e John E. Douglas, mettendo al centro di tutto la nascita di una nuova scienza come la psicologia criminale che inizia a farsi strada negli anni 70. Protagonista è l’ex negoziatore dell’FBI Holden Ford (Jonathan Groff) che insieme al suo collega Bill Tench (Holt Mc Callany), riesce a creare il primo programma di ricerca comportamentale dei serial killer rendendone possibile una classificazione. Una serie che riesce ad appassionare lo spettatore anche con i suoi ritmi alquanto lenti e molto cupi visto il tema affrontato. Fulcro di tutto diventa l’indagine sulla psiche umana e le sue deviazioni più mostruose.
Nei casi affrontati però non si arriva mai a giustificare chi ha commesso crimini tremendi e ad affascinare è il tentativo di comprendere i vari volti del male, per evitare che possa colpire ancora una volta. Un male che sembra inquinare ogni cosa con cui viene a contatto , dall’atmosfera grigia delle celle alla capacità di riflessione di chi indaga che deve fare grandi sforzi per mantenere un certo distacco. Non ci sono scene esplicitamente violente ma tutto viene affidato alla parola che dà vita alla ricostruzione di fatti e vite vissute. Lo spettatore è libero di credere o non credere a quanto detto.
Non dimentichiamo che David Fincher ha diretto film come Seven e Zodiac e questo basta a sondare la sua conoscenza sull’argomento. Per il serial è in arrivo una seconda stagione dal 16 agosto su Netflix con tantissimi colpi di scena e nuovi casi da indagare
Sansa Stark