Il cinema horror è pieno di case stregate, vecchie ville diroccate abitate da fantasmi, bambole indemoniate, incubi incarnati e ogni sorta di presenza oscura. Novanta minuti di terrore che spingono lo spettatore ad accendere la luce sulla scala che di solito sale al buio, e a prestare orecchio a quel sinistro scricchiolio che non manca mai in una casa, di notte.
Hill House è al centro del romanzo The Haunting of Hill House di Shirley Jackson, pubblicato nel 1959 e considerato uno dei classici della paura del XX secolo. Già nel ‘63 il romanzo divenne un film, Gli invasati, che godette di un remake nel 1999, che a sua volta ispirò una miniserie in tre episodi, scritta da Stephen King, nel 2002: Rose Red.
Stephen King stesso ha lodato The Haunting of Hill House, la serie, definendola un lavoro geniale, che la stessa Shirley Jackson avrebbe apprezzato.
L’ambientazione è stata attualizzata, così come le problematiche che coinvolgono i personaggi, rendendo la serie, ideata e diretta da Mike Flanagan e pubblicata da Netflix nel 2018, appetibile per un pubblico più giovane.
I dieci episodi, di lunghezza variabile tra i quaranta e i settanta minuti, raccontano la storia della famiglia Crain, la cui esistenza è stata devastata dall’arrivo a Hill House, dove Olivia muore suicida e suo marito Hugh viene inizialmente sospettato di omicidio.
I cinque figli della coppia crescono consapevoli che la madre fosse impazzita e che una vena di follia scorra nelle loro vene. Tutti i loro problemi paiono avere origine da quel momento, in quella casa: la tossicodipendenza di Luke, interpretato da Oliver Jackson-Cohen, le allucinazioni di Nell, interpretata da Victoria Pedretti, i problemi relazionali di Theodora, la bravissima Kate Siegel, e forse persino la crisi matrimoniale di Steven, interpretato da Michiel Huisman, affermato scrittore di romanzi paranormali che della sconcertante vicenda della loro famiglia ha fatto un best seller, suscitando le ire della sorella Shirley (Elizabeth Reaser).
Eppure sembra difficile credere si tratti unicamente di pazzia: la casa agisce come il richiamo di una sirena per Nell che non può fare a meno di tornarci, anni dopo, ormai adulta, trovando la morte.
Intorno alla sua bara si riuniscono i fratelli e il padre, per ricordare e scoprire, finalmente, quale sia la verità sulla morte della madre e della sorella.
La serie è stata girata ad Atlanta grazie alla collaborazione tra Amblin Television e Paramount Television. Gli esterni di Hill House sono quelli di Bisham Manor, a LaGrange, mentre gli interni sono stati realizzati negli studi cinematografici EUE/Screen Gems.
Sul sito Rotten Tomatoes la serie ha ottenuto buone valutazioni e un eccellente giudizio: “The Haunting of Hill House è un’efficace storia di fantasmi la cui costante e crescente attesa è soddisfacente quanto la sua agghiacciante ricompensa”. Sul Telegraph, Corrine Corrodus l’ha definita “la serie horror più complessa e completa del suo tempo”, e Brian Tallerico ha scritto su RogerEbert.com che “[lo spettacolo] contiene alcune delle immagini horror più indimenticabili nel cinema o in televisione negli anni”.
Ottima anche la recensione di David Griffin su IGN, che ha definito The Haunting of Hill House “un dramma familiare superbo e terrificante”; mentre Paul Tassi di Forbes lo ha definito “assolutamente fantastico” e “degno di Netflix”.
Candidata a tre premi televisivi, The Hauntig of Hill House si è aggiudicata il Fangoria Chainsaw Awards, premio riservato alle produzioni horror, come miglior serie dell’anno, e lo scorso febbraio Netflix ha rinnovato la serie The Haunting per la seconda stagione, trasformando lo show in una serie antologica a tutti gli effetti.
La seconda stagione, che prenderà il titolo di The Haunting of Bly Manor, ispirata al romanzo The Turn of the Screw di Henry James, è attesa per il 2020.