In vista di tutte le proiezioni di prodotti Disney che potremo vedere quest’anno al cinema, è giusto rispolverare quei cassetti contenenti pomeriggi interi passati davanti al televisore a guardare una qualsiasi VHS – forse un po’ troppo rovinata e mandata avanti a suon di pugni sul video registratore – di un qualsiasi cartone creato da una delle menti più geniali dello scorso secolo: Walt Disney.
Diciamocelo, siamo tutti cresciuti con le fiabe che guardavamo alla tv; quando magari fingevamo di stare male per non andare a scuola, nostra madre ci metteva a letto e pronunciava la solita domanda: “Vuoi guardare una videocassetta?” E non importava quante volte avessimo visto un determinato cartone, avremmo scelto sempre e solo il nostro preferito.
Ma, c’è qualcosa che da sempre ci è sfuggito e siamo cresciuti con la consapevolezza che le fiabe sono tutte rose e fiori, perfette così come ci venivano proposte, piene di principesse che alla fine riuscivano sempre ad essere salvate, a trovare il principe azzurro e vivere insieme a lui un “per sempre felici e concenti” nel loro castello di… bugie.
Questo perché le fiabe prese in “prestito” da Walt Disney per i suoi cartoni non hanno tutte un lieto fine, anzi, molto spesso finiscono in modo così tragico che sembrano uscite direttamente da uno dei romanzi horror di Edgar Allan Poe.
Biancaneve e i sette nani
Forse una delle storie più conosciute in tutto il mondo e sottoposta ad ogni tipo di interpretazione, la fiaba dei fratelli Grimm ci narra come un bacio non sarebbe mai bastato a svegliare la povera principessa, che viene comunque avvelenata da una mela ma solo al terzo tentativo. Prima di questo, la strega prova ad ucciderla stringendole il corsetto talmente tanto da farle perdere il fiato e successivamente le spazzola i capelli con un pettine avvelenato. La mela, però, è fatale per la ragazza anche nella versione originale e, come ci è stato raccontato, i nani ripongono il suo cadavere in una bara di vetro che il principe troverà ma che non deciderà di baciare, bensì di portare a casa. Proprio quando il principe trasporta la bara, il boccone avvelenato scivola dalla gola di Biancaneve e la ragazza si sveglia dalla sua morte apparente. Un lieto fine? In effetti c’è, ma non per la strega che alle nozze dei due è costretta a ballare su scarpe roventi fino alla morte.

Cenerentola
La versione dei fratelli Grimm, anche qui, non sembra abbandonare lo stile tragico e vendicativo che tanto piaceva raccontare per allietare il sonno ai fanciulli. Cosa potrebbe essere successo di così brutto da venire censurato nella versione oggi più conosciuta? Semplicemente, le sorellastre di Cenerentola, accecate dal desiderio di sposare il principe fanno di tutto per calzare la scarpetta: una di loro si taglia l’alluce, l’altra decide di affettarsi il tallone come se fosse un pezzo di prosciutto. A scoprire quest’inganno sono gli uccellini incantati che, per punizione, beccano gli occhi di entrambe. E’ vero, Anastasia e Genoveffa non sono candidate come “personaggio Disney più simpatico” ma penso sarebbe stato comunque traumatico vedere che fine avrebbero potuto fare.

La bella addormentata nel bosco
Fatine, animali canterini, incantesimi e l’amore del principe che riesce a vincere su ogni tipo di magia. Esiste una fiaba più romantica?
La versione originale appartiene a Giambattista Basile e sicuramente è una delle storie che più si allontana dal concetto di romanticismo in assoluto. Come ben sappiamo, Aurora cadrà in un sonno eterno pungendosi il dito con un fuso, così, forse per convenzione sociale di quel tempo in cui si abbandonavano i cadaveri nella foresta, il suo corpo viene posto nel bosco (da qui il nome della fiaba). Il re la trova e, meravigliato dalla sua bellezza decide di stuprarla; come se non bastasse la mette incinta, lasciandola poi lì nel bosco. Nove mesi dopo, Aurora partorisce due gemelli di cui uno, succhiandole il dito, riesce ad estrarre la scheggia e a svegliare la ragazza. Come se tutto ciò fosse normale, quando il re troverà Aurora la sposerà e riconoscerà i bambini come suoi figli.
Possiamo solo dire grazie a Walt Disney per non averci traumatizzato da piccoli e aver stravolto – in meglio – il significato della storia.

Pocahontas
La storia della bella indiana dai capelli neri, la pelle così abbronzata da fare invidia a tutti e che intrattiene conversazioni con animali e alberi, è solamente una riadattazione delle vicende che la videro protagonista nel 1600. In realtà, Pocahontas fu fatta prigioniera dagli inglesi quando aveva solamente diciassette anni, fu violentata e messa incinta, mentre suo marito venne ucciso. In Inghilterra le cambiarono nome in Rebecca, fu convertita al cristianesimo e mostrata a tutti come un “animale domato“. La sua vita non durò a lungo in quello stato; si spense all’età di 22 anni e non si è certi se ad ucciderla fu il vaiolo o la tubercolosi

La Sirenetta
Una delle fiabe che ha fatto da sempre sognare milioni di bambine, il cartone Disney riadatta quella che è la versione di H. C. Andersen. Nella fiaba originale, Ariel stringe, sì, un patto con la strega del mare, ma invece della voce perde la lingua. A questo punto dovrà far innamorare il principe di sé ma, purtroppo, non ci riesce in quanto lui si innamora di un’altra donna. A questo punto la strega le propone un ulteriore patto: uccidere il principe e tornare sirena o suicidarsi e trasformarsi in schiuma marina. Andersen non è stato così “crudele” da rendere la sirenetta un’assassina; proprio per questo Ariel decide di trasformarsi in schiuma marina e non soffrire più per amore.

Raperonzolo
La fiaba che tutti conosciamo è simile all’originale, comincia allo stesso modo e narra di una ragazza, dai lunghissimi capelli biondi, intrappolata in una torre da una donna tanto severa quanto gelosa della sua bellezza (che in alcune interpretazioni è definita come il genitore possessivo che vuole tenere lontano la figlia da tutti i pericoli del mondo).
Quello che non ci viene detto è che, quando la strega scopre gli incontri tra Raperonzolo e il principe, le taglia i capelli e caccia la ragazza dalla torre, attendendo che l’innamorato si faccia vedere nuovamente per tendergli una trappola. Infatti, quando egli crede di scalare quella chioma bionda e di incontrare la fanciulla, la strega lo sorprende e lo scaraventa giù dalla torre, facendolo cadere su un rovo di spine che lo rendono cieco.
Stavolta, però, i fratelli Grimm ci hanno regalato un lieto fine: Raperonzolo, che nel frattempo aveva dato alla luce i figli del principe, lo troverà vagare nella foresta e, piangendo sui suoi occhi, donerà la vista al principe. Ciò gli permetterà di vivere un “per sempre felici e contenti”.

Il Gobbo di Notre Dame
Le campane a Notre Dame hanno un suono più cupo della bella favoletta che la Disney ci ha proposto per anni. Il romanzo di Victor Hugo, infatti, è pieno di ossessione, gelosia e lussuria.
Frollo, innamorato della zingara, incarica Quasimodo di rapire Esmeralda ma viene arrestato da Febo, il soldato di cui la donna si innamora. Ciò, però, sarà fatale per Febo in quanto scatenerà l’ira di Frollo che, vedendo i due insieme, ucciderà il ragazzo e scapperà via, lasciando che le accuse di omicidio ricadano su di Esmeralda. La povera zingara sarà torturata in prigione fino a quando non sarà costretta ad emettere una falsa confessione che la condannerà a morte. Qui interviene Quasimodo che riesce a rapirla di nuovo e a portarla a Notre Dame, non riuscendo però a scappare dalle grinfie di Frollo che, insistente, le avanza un’ultima offerta; concedersi a lui per riottenere la libertà. Esmeralda rifiuta e per questo verrà impiccata; a Frollo toccherà comunque la morte, spinto giù dalla cattedrale da Quasimodo mentre lui, trovando il cadavere della zingara nella cripta, decide di stringersi a lei e abbandonarsi alla morte.
